Questo tipo di accendilume fu ideato da Alessandro Volta (1745–1827) negli anni ’70 del XVIII secolo, allo scopo di accendere una candela mediante la fiamma del gas accesa con una scintilla.

Sulla scatola di legno annerito è appoggiato un vaso di vetro dotato di un manicotto in ottone nel quale si innesta un vaso superiore chiuso da un coperchio. Nel vaso inferiore si produce gas idrogeno, dalla reazione chimica che avviene al contatto fra lo zinco e l’acido solforico diluito. Il vaso superiore è riempito di acqua che, scendendo nel vaso inferiore, spinge il gas verso l’ugello posto lateralmente. La base dello strumento racchiude un elettroforo perpetuo, costituito da un piatto di peltro appoggiato su uno scudo di resina; l’elettroforo può essere estratto e caricato strofinando la resina con una pelliccia o un panno di seta; il piatto si carica per induzione. Azionando un apposito rubinetto il gas fuoriesce dall’ugello e, al tempo stesso, si solleva lo scudo dell’elettroforo che va a toccare un elettrodo in ottone; fra le punte poste davanti al vaso di vetro scocca una scintilla che infiamma il gas. Questo a sua volta accende una piccola candela inserita in un supporto.

Restaurato nel 2017 da Paolo Brenni e Anna Giatti nei laboratori della Fondazione Scienza e Tecnica di Firenze.

Strumento in esposizione