La formulazione delle prime leggi riguardanti la meccanica si deve allo scienziato Archimede (Siracusa, 287-212 a.C.) che espresse la teoria del baricentro e delle leve e, nel campo della meccanica dei fluidi, la teoria del galleggiamento dei corpi.

Ma è nei secoli XVI e XVII che la meccanica fu protagonista della rivoluzione scientifica che sancì la nascita della scienza moderna. Il metodo scientifico sperimentale introdotto da Galileo Galilei (Pisa, 1564 – Arcetri, 1642), applicato allo studio della caduta dei corpi, si fondava sulla riproduzione del fenomeno, sulla misura di distanze e tempi, sulla verifica delle ipotesi e infine sulla formulazione della legge in forma matematica, che, secondo lo scienziato, era il linguaggio della natura.

Le leggi del moto, tuttavia, furono espresse matematicamente in modo rigoroso da Isaac Newton (Woolsthorpe Manor, 1642 – Kensington, 1727), che, nell’opera Philosophiae naturalis Principia mathematica pubblicata nel 1687, formulò la legge di gravitazione universale che regola il movimento di tutti i corpi sulla Terra e dei pianeti intorno al Sole.

Gli apparecchi di meccanica, quali leve, carrucole, guide in legno per lo studio del moto, costruiti secondo i modelli ideati nella prima metà del Settecento dai grandi scienziati divulgatori inglesi, francesi e olandesi, rendevano evidenti le leggi della statica, della cinematica e della dinamica, ormai consolidate e facilmente comprensibili dal pubblico. Furono quindi tali apparecchi a costituire il primo nucleo dei laboratori didattici, fra i quali il Gabinetto di Fisica del Collegio Mariano.