L’interesse verso l’ottica e il dibattito scientifico sulla natura della luce crebbe dopo la pubblicazione nel 1704 dell’opera “Opticks” di Isaac Newton (Woolsthorpe Manor,1642 – Kensington, 1726), nella quale lo scienziato forniva una spiegazione della scomposizione della luce bianca nei colori dell’arcobaleno quando rifratta da un prisma di cristallo.

Secondo Newton, la luce bianca è composta dai colori e il prisma non modifica la luce, ma semplicemente la divide nelle sue componenti. Lo scienziato ipotizzò che la luce fosse costituita da corpuscoli, in contrasto con coloro i quali, come l’olandese Christiaan Huygens (L’Aia, 1629-1695), sostenevano che la luce fosse un’onda.
Entrambe le teorie non fornivano spiegazioni esaurienti alle osservazioni sperimentali. Si dovette attendere l’esperimento cruciale sulla diffrazione della luce attraverso una fenditura, condotto nel 1801 da Thomas Young (Milverton, 1773 – Londra, 1829), perché la teoria ondulatoria scalzasse definitivamente quella corpuscolare.

Già nel primo inventario degli strumenti del Gabinetto di Fisica del Collegio Mariano stilato nel 1793 sono presenti un prisma di cristallo per lo studio della scomposizione della luce e alcune lenti; nel corso dell’Ottocento il Gabinetto di Fisica del Liceo Sarpi si arricchì di numerosi apparecchi che le nuove scoperte rendevano necessari e che la tecnologia era via via in grado di produrre.