L’apparecchio è una camera oscura che consente di ottenere immagini del paesaggio mediante il procedimento denominato dagherrotipo, ideato dal francese Jaques Daguerre (1787 – 1851) e presentato alla comunità scientifica nel 1839; il dagherrotipo segna di fatto la nascita della fotografia.

Sul lato vi è uno sportello che permette di vedere all’interno. Sul fondo della scatola, un cassetto scorrevole dipinto di bianco può alloggiare la lastra da impressionare. Nel tubo d’ottone posto nella parte alta della scatola è collocato un prisma che devia verso il basso la luce passante attraverso il foro praticato nel tubo stesso e che proviene dal paesaggio che si vuole ritrarre. Sul sostegno è inciso Combette.
Le lastre di rame argentato perfettamente lucidate venivano esposte ai vapori di iodio o di bromo che, legandosi con l’argento, ricopriva la superficie di ioduro o bromuro d’argento, sensibile alla luce. Inserire nell’apparecchio e impressionate, le lastre venivano poi sottoposte ai vapori di mercurio, che reagivano con le parti della lastra sottoposte alla luce, fissandole. Un successivo lavaggio con una soluzione di iposolfito e di cloruro d’oro, eleminava le sostanze che non avevano reagito con la luce, lasciando sulla lastra l’immagine desiderata, che era unica e non poteva essere riprodotta.
Strumento in esposizione.